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Sono fame

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Dove ha luogo la vicenda:

La storia è ambientata in una fantomatica “Capitale”: dai nomi dei personaggi potremmo pensare sia Roma, ma dalle battute in francese di alcune comparse potremmo credere anche che sia Parigi. Forse non importa dare alla città un nome. In questa visione distopica ogni città è la Capitale. Un mondo dove regna l’indifferenza, dove tutti vanno tanto di fretta da non vedere persone stremate a terra, dove i giovani sono costretti a condizioni di lavoro disumane, dove l’operato di ognuno è classificato secondo calcoli meccanici e impietosi punteggi, dove non c’è spazio per i sentimenti, dove non è sopravvissuto alcun diritto, nemmeno quello di una casa.

Come viene declinato il tema dei diritti in costruzione?

La protagonista può essere eletta a simbolo delle lotte sociali che spettano alle nuove generazioni. I personaggi di questo romanzo sono rider come Chiara che si consumano per ingrassare i clienti con fast-food, aspiranti attrici come Emi che per mantenere le proprie aspirazioni cambiano divisa ogni giorno, giovani pizzaioli come Toni che mantengono un’intera famiglia, persone costrette a subaffittare il posto letto in uno sgabuzzino come Ivana, ragazze abusate del loro corpo e del loro intelletto come la protagonista, vittima dei soprusi sessuali del suo professore e ingannata da un ricercatore universitario che si appropria indebitamente di un suo articolo scientifico.

Dirompenza: quanto e come impatta sugli immaginari? Che scenari e posizionamenti inediti apre al lettore/lettrice?

Il realismo grottesco della narrazione è l’arma vincente del libro. Lo scenario distopico è pericolosamente vivido: l’autrice non ha bisogno di trasfigurare dei dati, la quotidianità distorta dei personaggi ci tocca da vicino, i problemi che li affliggono sono già realtà tangibile. Alla protagonista non resta che tornare all’ovile, nella piccola casa della piccola provincia, per ritrovarsi. Una decisione che riflette la scelta meditata e in molti casi subita da molti giovani in cerca di una nuova vita, più sostenibile. Alle disuguaglianze sociali e allo stato del lavoro oggi si affiancano altri messaggi di attualità, in primis la questione alimentare, denunciando la cattiva gestione delle risorse di cui è responsabile la nostra società, ma anche il rapporto morboso con la tecnologia che sta inibendo i rapporti umani più autentici, il rapporto col nostro stesso corpo, umiliato e mercificato, gli equilibri familiari sempre più precari.

Innovatività del linguaggio, dello sguardo e background delle autrici:

Lo stile dell’autrice rivela una originalità propria, non sfoggia una scrittura brillante ma si affida piuttosto a quell’understatement che riflette lo status contemporaneo. Senza enfasi drammatica o retorica sentimentalista, la Guerrieri traccia il ritratto spietato di una società alla deriva. Le parole sono impoetiche come la realtà, i dialoghi sono spezzati come gli animi, e non c’è posto per digressioni interiori. I personaggi di questo libro devono correre e correre per essere produttivi e così l’autrice lascia che siano i loro gesti a descriverli, non tanto le loro parole. Anche la narrazione in sé subisce delle interferenze, spesso alla voce in prima persona della protagonista si sovrappongono messaggi istantanei delle chat e quella di un narratore che è a tutti gli effetti un Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa.

Sinossi:

Dopo che la casa editrice presso la quale ha svolto lo stage non le rinnova il contratto, Chiara lascia la casa in provincia dove viveva con la madre e la sorella per trasferirsi nella Capitale. Da quando suo padre ha abbandonato la famiglia senza lasciare alcuna notizia di sé, Chiara non si sente più parte di quel nucleo oramai infranto. Nella nuova città la protagonista spera di realizzare i suoi sogni ma si scontra ben presto con la dura realtà: trova uno squallido lavoro come rondine (rider), condivide l’appartamento con tre coinquilini e la stanza-sgabuzzino con Ivana che avrebbe dovuto lasciarle il suo posto ma dopo mesi non ha ancora trovato un’altra sistemazione. I turni di lavoro sono sempre più stancanti, non le concedono tempo libero né per la relazione con Toni né per i suoi studi. Chiara è laureata in filosofia e vorrebbe pubblicare articoli per una illustre rivista: si informa, legge, scrive ma le sue proposte vengono sempre rifiutate. Presa dallo sconforto cede persino alle avances del suo ex professore, illudendosi così di ottenere un aiuto. Più tardi le sue speranze vengono infrante anche da un suo coetaneo che si offre di aiutarla e invece si appropria indebitamente di un suo studio. Intanto la Capitale diviene sempre più pericolosa per le rondini come lei: più colleghi sono stati ritrovati morti e la comunità non sembra allarmata dalla situazione. Un giorno anche Chiara è vittima dell’aggressione di una coppia di cannibali, la stessa forse che è responsabile dell’omicidio delle altre vittime. Vedere il suo viso e il suo corpo sfigurati dai colpi di forchetta e coltello risveglia in lei un desiderio di rinascita: capisce che solo a casa con la sua famiglia può ritrovarsi e così trova la forza di lasciare la Capitale. Allontanandosi in treno riscopre i colori, le stagioni, la natura che la Capitale le aveva sottratto.

In breve:

«Sono io? Uno scheletro ferito con ciuffi di capelli in testa. Frugo tra le cose di Alessio e trovo un rasoio elettrico. Lo attacco alla presa e inizio a passarmelo sulla testa, partendo dalla fronte e poi giù sulla nuca. I capelli cadono nel lavandino, sul pavimento. Passo sulla ferita e sento male, sanguino, tappo l’emorragia con un dito, vado avanti. Alla fine eccomi. Giro la testa per vedermi da tutte le angolazioni. Questo teschio mi piace, questo teschio sono io». Natali Guerrieri mette in scena l’alienazione moderna: alienazione dal proprio corpo, dai propri diritti, dai propri pensieri, dalla famiglia, dall’amore. La lotta di una giovane donna che rischia di farsi inghiottire da un mondo sempre più vorace, dentro e fuori di lei. Una Capitale abitata da carnivori, figurati e non, che si nutrono di chi si trova alla scala più bassa della piramide sociale di questo mondo iperconnesso, dove il progresso umano è inversamente proporzionale a quello tecnologico.

L’autrice:

Natalia Guerrieri (1991) si è laureata in Italianistica presso l’Università di Bologna e diplomata in Drammaturgia e Sceneggiatura all’Accademia Nazionale Silvio D’Amico. È autrice di diversi cortometraggi e testi teatrali. Dopo aver pubblicato i suoi racconti su riviste letterarie, nel 2021 è uscito il suo primo romanzo, Non muoiono le api, per i tipi di Moscabianca Edizioni. Sono fame è il suo secondo libro.