Edizioni passate

I progetti vincitori

Si è tenuta mercoledì 8 marzo 2023 presso Fondazione Giangiacomo Feltrinelli la cerimonia di assegnazione della prima edizione del Premio Inge Feltrinelli.

Sono intervenuti alla serata: il Presidente Carlo Feltrinelli, l’Amministratrice Delegata del Gruppo Feltrinelli Alessandra Carra, il Direttore di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Massimiliano Tarantino, il Presidente del Pen International Burhan Sonmez, le giornaliste Simonetta Fiori e Lucia Annunziata, il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury, l’insegnante Franco Lorenzoni, oltre ai giornalisti Ezio Mauro e Lucia Annunziata e ai rappresentanti di BookcityScuola Librai e AIE. Presenti, inoltre, in rappresentanza del comitato giornalistico Paola Caridi e Fabio Lo Verso.

Di seguito i progetti che si sono aggiudicati il primo premio, nelle rispettive categorie, e le menzioni speciali.

I draghi, il gigante, le donne
1° premio

I draghi, il gigante, le donne

di Wayétu Moore

Agli occhi della piccola Tutu – cinque anni – la guerra civile in Liberia appare come una favola. Per tre settimane la bambina fugge e si nasconde dai ribelli (i draghi), assieme alla nonna, due sorelle e il padre (il “Gigante” che la protegge). I cadaveri lungo la strada sono persone “che dormono”, le fa credere il padre aiutandola così a superare l’orrore. Le donne del titolo sono la mamma e una giovane miliziana ribelle, che faranno l’impossibile per cercare di salvare Tutu e la sua famiglia. Così un’atroce storia di guerra si trasforma in una favola dove convivono mostri ed eroi, cattivi e fate buone.

E cosi sia amen

Motivazione della giuria

l primo premio va a I draghi, il gigante, le donne perché la parabola della protagonista è costellata di lotte. Wayétu Moore ci regala una storia quasi inedita dal punto di vista letterario sulla guerra civile che ha insanguinato la Liberia tra gli anni Ottanta e Novanta, ma ci costringe anche a fare i conti con il razzismo sistemico che riguarda anche le società apparentemente più progressiste. Una storia di guerra e di fuga, che pure ha la grazia di una fiaba. Wayétu Moore rappresenta una voce importante sulle trasformazioni di un mondo – quello africano – dove le donne vanno sempre più conquistando forza e potere, mostrando un protagonismo straordinariamente vitale.

Mill Town. La resa dei conti
Menzione speciale al tema emergente

Mill Town. La resa dei conti

di Kerri Arsenault

La storia si svolge a Mexico City, cittadina del Maine, dove per oltre cento anni generazioni di famiglie hanno orbitato intorno a una cartiera che impiegava la maggior parte della. Solo da adulta Arsenault si è resa conto dell’impatto che la cartiera, rilasciando tossine nell’ambiente, ha avuto sulla città e sui suoi abitanti. Il prezzo che queste persone hanno pagato per un’infanzia apparentemente sicura dal punto di vista socioeconomico è stato enorme, tanto che Mexico ha più tardi guadagnato il titolo di “Cancer Valley”.

Un memoir sensibile e devastante sul modo in cui in molte zone degli Stati Uniti, modellate da forze naturali e insieme dall’intervento umano, stanno morendo intere città e chi vi abita. Attraverso lenti nuove Arselnaut ci mostra l’intreccio tra disastri ambientali, lavoro, diritto alla salute.

Motivazione della giuria

Spaziando tra aneddoti familiari e ricerca scientifica, Mill Town è un libro-inchiesta e memoir insieme, che riflette con rigore e passione sulla vita di una piccola comunità. A questo testo va la menzione speciale dedicata “allo sguardo più acuto sulle contraddizioni del contemporaneo” perché ci esorta a sensibilizzare i poteri – politici ed economici – ad aggiungere un tema all’agenda pubblica globale: la salvaguardia della salute e dell’ambiente, pur nella consapevolezza che la transizione ecologica deve essere giusta, capace di difendere il lavoro e tutelare il lavoro e il benessere economico.

Prostitute in rivolta. La lotta per i diritti delle sex worker
Al titolo più votato dalla Giuria di Lettori e Lettrici

Prostitute in rivolta. La lotta per i diritti delle sex worker

di Molly Smith, Juno Mac

“Prostitute in rivolta” libera la prostituzione da quelle parole cui di solito è legata – intimità, perdita di sé, depravazione morale – per ancorarla a una tesi tanto semplice quanto corretta: il lavoro sessuale esiste in un mondo in cui le risorse non sono equamente accessibili. Come ogni altro lavoro, non è né buono né cattivo in sé, ma la vita di chi lo pratica può cambiare a seconda della possibilità di rivendicare dei diritti. Per capirlo basta adottare la prospettiva delle dirette interessate, come le autrici Juno Mac e Molly Smith, sex worker e attiviste femministe. Il libro spinge a porsi importanti quesiti sui significati attribuiti a parole come «sesso», «lavoro», «sfruttamento», «libera scelta», e mette chi legge davanti agli effetti materiali che le frontiere, il carcere e le politiche su decoro, casa e salute hanno sulla parte più marginale della società. Questo volume colma un importante spazio vuoto della riflessione critica in Italia su violenza di genere, migrazioni, lavoro e discriminazioni, con un respiro globale (guardando a realtà diverse, tra nord e sud del mondo) e una potente solidità argomentativa.

Vedi tutti i finalisti

Libri
1° Premio

La trilogia del confine: vite sospese tra Bielorussia e Polonia

di Agata Kubis

Un reportage diviso in tre parti che accende i riflettori sull’esperienza di migranti intrappolati dal governo bielorusso di Lukashenka e dal partito Verita e Giustizia (PIS) polacco nelle foreste sul confine, dove da quasi due anni continuano ad essere praticati i push back dei migranti di seconda classe: afghani, curdi, siriani e africani, inclusi minori e donne incinte
La prima parte del reportage si concentra sulla traiettoria di Jesephine, Manuel e i loro due figli, intrappolati al confine tra Bielorussia e Polonia. Manuel stava fuggendo dal Paese di origine – Congo – dalle persecuzioni politiche, Josephine da una storia traumatica di violenze sessuali e lavoro in schiavitù. Violenze e persecuzioni che cambiano geografie e radici, ma che nella loro dimensione fisica, psicologica, strutturale e simbolica continuano ad essere perpetuate sui corpi e soggettività dei protagonisti dell’inchiesta.

La seconda parte del reportage guarda alle violenze che si consumano e che marcano il confine bielorusso-polacco attraverso le brevi storie di sei migranti di origine siriana rimasti per 57 giorni “intrappolati” sulla linea di confine, picchiati, senza acqua né cibo.

Nella sua terza parte, il lavoro si concentra sul tema da un punto di vista più di sistema dando al lettore le basi per comprendere la dimensione politica e strutturale delle violenze che abbiamo guardato attraverso le lenti delle traiettorie individuali.

Motivazione della giuria

Il Premio va ad Agata Kubis per la sua capacità di strapparci al nostro quotidiano e di portarci al confine tra Polonia e Bielorussia: un luogo dove si riannodano i fili delle migrazioni globali e che condensa le contraddizioni più crude del nostro tempo. Lo sfruttamento, la questione di genere, l’immigrazione e la guerra sono raccontati in un unico flusso, mostrando come non solo i problemi ma anche le soluzioni dovrebbero essere universali.

Menzione speciale al progetto con fonti e linguaggi più innovativi

The Banality of Brutality. 33 days under siege in Bucha, Ukraine

di Elena Loginova e Yana Korniychuk

L’inchiesta parte dalla chat Telegram degli abitanti di un condominio di Bucha (Ucraina), il Blocco 17. Incrociando i testi dei messaggi, le testimonianze raccolte dalle giornaliste e immagini raccolte dai social network, l’inchiesta racconta cosa è avvenuto nei quattro mesi di una delle occupazioni che resterà a futura memoria della guerra in Ucraina.

Motivazione della giuria

The Banality of Brutality è l’inchiesta più innovativa sul piano della grammatica dei linguaggi: dalla messaggistica dei social media a una scrittura poetica, passando per le immagini scambiate su Whatsapp, Yana Korniychuk and Elena Loginova raccontano la vita di un condominio durante uno dei più spaventosi crimini di guerra commessi dalle forze russe nel primo anno dell’invasione dell’Ucraina. La freschezza della forma non toglie nulla alla profondità di un racconto che parla della Storia attraverso tante piccole storie di vita quotidiana ricostruite attraverso una chat.

Menzione speciale al miglior progetto editoriale indipendente

Mada Masr

giornale diretto da Lina Attalah

Mada Masr è considerata la principale piattaforma di informazione indipendente egiziana online dopo il colpo di stato del 2013. Il giornale diretto da Lina Attalah è pubblicato sia in lingua araba che in lingua inglese e rappresenta un’importante modello di dissidenza contro gli abusi di un potere autoritario in un contesto di ripetute violazioni della libertà di espressione e di stampa.

Motivazione della giuria

Un riconoscimento speciale va a Mada Masr, un esempio di giornalismo per i diritti, la principale fonte di informazione indipendente rimasta in Egitto dopo il colpo di stato del 2013. Una testata online che sa combinare professionalità e coraggio per dar luogo a una proposta innovativa e sperimentali diventati punto di riferimento per i giovani egiziani e del Medio Oriente. “Amnesty International è intervenuta più volte in favore della redazione e della stessa Lina Attalah per chiedere alle autorità egiziane la scarcerazione dopo arresti arbitrari e rivendicare il loro diritto di fare giornalismo senza temere rappresaglie da parte del governo.” (Riccardo Noury)

Vedi tutti i finalisti

Inchieste e Reportage
1° Premio

PUNTOACAPO

Liceo Scientifico Pasquale Stanislao Mancini Avellino – classe 4D

Infine, tra le sceneggiature di podcast proposte dalle scuole superiori italiane per la categoria “Diritti in pratica”, ad aggiudicarsi il primo posto è “PUNTOACAPO”, il lavoro curato dalla classe 4D del Liceo Scientifico Pasquale Stanislao Mancini di Avellino che ripercorre, tra avversità e pregiudizi, il lungo e complesso itinerario di integrazione di donne rifugiate approdate in lrpinia in cerca di libertà.

Il premio è in collaborazione con 

Motivazione della giuria

La scelta è ricaduta su PUNTOACAPO perché il tema della proposta progettuale è vicino sia in termini territoriali che di relazione all’esperienza dei giovani che l’hanno candidata. L’idea è ben articolata e polifonica ed esprime appieno lo spirito del Premio Inge Feltrinelli. La proposta di progetto ripercorre l’itinerario di integrazione di donne rifugiate che, approdate in lrpinia, fanno esperienza di percorsi di accoglienza e ricominciano da zero. Gli episodi del podcast prevedono di includere storie e testimonianze di giovani donne migranti e operatrici italiane di enti e associazioni di carattere nazionale. Gli episodi sono sviluppati in collaborazione con la radio della scuola “Radio Mancini” con l’utilizzo di booktalk e interventi musicali.

Il tema della proposta progettuale PUNTOACAPO è attuale e vicino – sia in termini territoriali che in termini di relazione con alcune protagoniste – all’esperienza dei giovani che l’hanno candidata al Premio Inge Feltrinelli. L’idea è ben articolata e individua con precisione le interlocutrici e gli interlocutori che prenderanno parola in un podcast che si preannuncia molto polifonico: donne provenienti da paesi differenti, ma con alcuni tratti dell’esperienza di migrazione in comune, ma anche istituzioni e operatori sociali impegnati nei percorsi di accoglienza e integrazione. Le puntate sono ben presentate è molto interessante lo storytelling e alcuni espedienti narrativi.

Vedi tutti i finalisti

Podcast

.

.

.

Fotogallery

Giuria